A chi la scorta e a chi no Il vero coraggio di Marcela Turati, la reporter messicana
Queste Storie italiane saranno un po’ ur ticanti. Ed è possibile che stia dicendo qualcosa con cui, parodiando Woody Allen, non sono del tutto d’accordo. Ma vedete, da un po’ di tempo ho – se così posso dire –un rovello in più, tra i molti che è sensato avere. Ed è quello delle scorte vistose e onnipresenti assegnate ai personaggi ritenuti “a rischi o”. E della conseguente celebrazione civile di questi ultimi. Sarà perché in un caso ho potuto assistere direttamente a una sapiente autocostruzione (o alimentazione) della “situazione di rischio”, sarà perché vedo ormai tanti particolari che non mi convincono o addirittura mi deprimono, ma sono diventato un po’ diffidente. Per ragioni familiari ho respirato l’aria del rischio sin da ragazzo, e certe narrazioni o autonarrazioni mi appaiono decisamente fuori posto. Voglio precisare: sono pensieri, quelli che vi sto offrendo, che non ho fin qui messo per iscritto perché c’è sempre il rischio (appunto…) di sbagliare valutazione, o di aprire un varco in cui possano poi gettarsi per grazia ricevuta i campioni della cultura mafiosa, con le loro pretese di resa civile e omertà intellettuale.
SOLO CHE ALLA FINE sono stato costretto a tornare su questo rovello e a rianalizzarne minuziosamente le cause qualche pomeriggio fa a Città del Messico. L’occasione è stata l’assegnazione del premio della fondazione Barba Varley di quest’anno a “5° Elemento”, una rete di giornalisti messicani che si occupano in particolare delle desapariciones forzadas e alla cosiddetta Brigada nacional de bùsqueda composta dai molti gruppi di volontari impegnati in tutto il Paese nella ricerca dei resti dei d e sa p a re c i do s.
Sul palco è stata chiamata a ricevere il premio Marcela Turati, giornalista coraggiosa di cui il Fatto ha già parlato, anche in questa rubrica. Ebbene, ho studiato Marcela quand ’era nel pubblico e poi sul palco. Provo per lei una ammirazione profonda, come per tutti coloro che sanno mettersi a rischio per difendere la libertà e la legalità in situazioni difficili o estreme. Basti pensare che in Messico i giornalisti uccisi sono ormai più di duecento. E che secondo le cronache la violenza dei narcos ma anche dei poteri “istituzionali” colpisce in certi contesti soprattutto le donne. Ecco, Marcela è con ogni certezza tra i cronisti più scomodi, costretta come e più di altri a una vita “deprivata ”..
(articolo completo su Il Fatto Quotidiano del 13 dicembre 2021)